Sì tra le frasche non so chi diceva;
per che Virgilio e Stazio e io, ristretti,
oltre andavam dal lato che si leva.
(Canto XXIV, 118-120)
Indi al cantar tornavano; indi donne
gridavano e mariti che fuor casti
come virtute e matrimonio imponne.

E questo modo credo che lor basti
per tutto il tempo che ‘l foco li abbruscia:
con tal cura conviene e con tai pasti

che la piaga da sezzo si ricuscia.
(Canto XXV, 133-139)
Vedi lo sol che ’n fronte ti riluce;
vedi l’erbette, i fiori e li arbuscelli
che qui la terra sol da sé produce.

Mentre che vegnan lieti li occhi belli
che, lagrimando, a te venir mi fenno,
seder ti puoi e puoi andar tra elli.

Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno:

per ch’io te sovra te corono e mitrio».
(Canto XXVII, 133-142)
ed ecco più andar mi tolse un rio,
che ‘nver’ sinistra con sue picciole onde
piegava l’erba che ‘n sua ripa uscìo.

Tutte l’acque che son di qua più monde,
parrieno avere in sé mistura alcuna,
verso di quella, che nulla nasconde,
(Canto XXVIII, 25-30)
ed ecco più andar mi tolse un rio,
che ‘nver’ sinistra con sue picciole onde
piegava l’erba che ‘n sua ripa uscìo.

Tutte l’acque che son di qua più monde,
parrieno avere in sé mistura alcuna,
verso di quella, che nulla nasconde,
(Canto XXVIII, 37-42)
L’acqua che vedi non surge di vena
che ristori vapor che gel converta,
come fiume ch’acquista e perde lena;

ma esce di fontana salda e certa,
che tanto dal voler di Dio riprende,
quant’ella versa da due parti aperta.

Da questa parte con virtù discende
che toglie altrui memoria del peccato;
da l’altra d’ogne ben fatto la rende.

Quinci Letè; così da l’altro lato
Eunoè si chiama, e non adopra
se quinci e quindi pria non è gustato:
(Canto XXVIII, 121- 132)
PIM- PKL'2014.3.25.
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